Una visione completa dell’uomo
Un tempo l’educare era considerato un guarire e ciò era in connessione con il significato universale dell’entità umana. Oggi tutto è diviso. Si vorrebbe porre il medico di scuola accanto al maestro, però esteriormente separati. Ma la cosa così non funziona. Equivale pressapoco a cercare dei sarti, uno dei quali cucia il lato sinistro della giacca, e uno quello destro; senza sapere chi poi unisca le due parti separate. così, quando si seguono le disposizioni del maestro del tutto ignaro di medicina – la parte destra della giacca – e poi le disposizioni del medico del tutto ignaro di pedagogia – la parte sinistra della giacca – non si sa chi poi le unisca. Si tratterà quindi di superare i sarti della parte sinistra e di quelli della parte destra e di avere di nuovo un sarto unitario. La scuola Waldorf non si prefigge un settario appartarsi dalla vita, ma appunto il più intenso addentrarsi in essa.
Rudolf Steiner
L’evoluzione della nostra civiltà ha portato al raggiungimento di meravigliose conquiste in ogni campo, al prezzo della perdita di gran parte della saggezza che ci ha sorretto e condotto nei secoli passati. Di questo molti sono consapevoli: non è pensabile oggi riprodurre le passate condizioni in cui erano trasmesse le esperienze di vita, la società è talmente mutata che solo un impulso cosciente che afferri l’intero individuo può ridare un efficace rapporto con le attuali e future realtà materiali e sociali.
Perciò, nell’educare dobbiamo favorire lo sviluppo della volontà e della sfera emotiva per fornire gli strumenti indispensabili a costruire un germe di saggezza di vita individuale.
La prima condizione per liberare, stimolare e favorire la gioia dell’azione, la spontaneità dei sentimenti, la curiosità della scoperta è la presenza di educatori che abbiano sviluppato il più possibile tali qualità in un costante lavoro di autoeducazione.
L’insegnante deve essere disponibile a mettersi in gioco per ricostruire a nuovo tutto ciò che viene portato nell’insegnamento, basandosi su una diversa antropologia e assumendo un atteggiamento artistico sia nei rapporti con gli alunni, sia nella rielaborazione delle materie d’insegnamento.
Ma ciò che viene trasmesso e dura nella coscienza degli allievi non è principalmente “cosa” si insegna, ma eventualmente “come” si insegna e soprattutto “chi” insegna.
Sempre più occorrerà sviluppare un’arte di educare che non dipenda da metodi, piani di studi o stili, ma che, attraverso un cammino di evoluzione interiore, porti l’educatore a sviluppare nuovi talenti e nuovi istinti.
L’attuale momento storico richiede un grande senso di responsabilità nei confronti del mondo dell’infanzia. Il binomio educazione-istruzione è spesso messo in crisi dalla facilità con cui possono essere acquisiti i “saperi”, spesso senza un nesso con lo sviluppo di una sana moralità. Le persone più sensibili sentono la necessità di una pedagogia non escogitata, ma basata su un’antropologia vivente, ovvero sulla coscienza delle tappe evolutive che il bambino, poi ragazzo, attraversa nei primi tre settenni di vita.
La visione del mondo alla base di tale arte pedagogica guarda alla armonica unione delle tre sfere nelle quali operano la scienza, l’arte e la religione, ed alla nascita di una cultura che ponga al proprio centro l’uomo responsabilmente attivo nei tre campi, e non eccessivamente specializzato o scisso.
L’azione pedagogica non vuole pertanto esaurirsi nell’ambito prettamente scolastico, ma prosegue e si amplifica nella vita sociale, perché si propone di formare individui attivi e partecipi alla vita dei propri simili. La cura e lo sviluppo dell’unicità di ciascun essere umano, rispettoso dell’essere altrui e di sé, apre la strada verso la realizzazione dell’uomo che pone principi etici alla base del suo agire.
La pedagogia Steiner-Waldorf riesce ad essere presente in tutti i continenti e presso tutti i popoli della Terra perché propone un’immagine universale dell’uomo, che va al di là delle differenze di etnie, di religioni, di costumi. La libertà di insegnamento che ne sta alla base non vuole essere l’espressione di un libero arbitrio del singolo ma è la risultante di una elaborazione continuativa sia individuale che collegiale delle basi antropologiche e della didattica che da esse consegue.
L’impegno profuso dai partecipanti nel progetto pedagogico diviene l’elemento sostanziale capace di tenere insieme una comunità scolastica nella quale venga preparato il futuro, partendo dalla realtà d’oggi.
Quando Rudolf Steiner nel 1919 mise le basi per la fondazione di una nuova pedagogia, rispose ad una precisa richiesta d’aiuto, dedicandosi alla formazione del nucleo d’insegnanti della prima scuola Waldorf. Ciò che venne delineandosi fu un modo di educare all’interno di una precisa visione dell’uomo e del mondo che desse preminenza alle qualità spirituali dell’individuo in evoluzione. Da allora quasi un secolo è passato e gli insegnanti delle scuole Waldorf hanno assiduamente adeguato la pedagogia steineriana mediante un processo di formazione permanente, sia all’interno delle riunioni di collegio settimanali, sia attraverso convegni tematici che vedono a volte riunite più scuole e spesso sono aperti ai genitori, in una comune ricerca che possa rispondere alle esigenze di una società in continuo rapido cambiamento. Si crea così un clima di condivisione in cui le famiglie sono parte attiva e fondamentale del processo educativo, partecipando all’evoluzione dei propri figli in sintonia con gli insegnanti.
Lo studio dei contenuti dell’antropologia steineriana permette di acquisire la sensibilità necessaria ad accompagnare lo sviluppo dei bambini nelle loro diverse tappe evolutive, adeguando l’insegnamento, in conformità a ciò, sia nella forma che nei contenuti. Tale adeguamento tiene conto delle innumerevoli diversificazioni che presentano i vari popoli della terra, sia per caratteristiche fisiche, ritmi di vita, realtà ambientali; sia per cultura, religione e costumi. L’immagine dell’uomo che si rivela dagli insegnamenti di Rudolf Steiner è quella di un’entità dotata di organizzazione fisica, vitale, emotiva in comune con gli altri regni della natura, ma che deve essere portata alla perfezione necessaria a contenere, in sana armonia, l’eterno nucleo individuale in continua evoluzione. La possibilità di evolversi dell’io è legata alla capacità di agire per mezzo degli strumenti corporei, emotivi e di pensiero. Nel corso dei primi vent’anni di vita il pensiero creativo riscaldato dal sentimento e la volontà operante guidata da ideali, riescono a trasformare passioni egoistiche in amore per il mondo e per gli altri uomini.