Interrogarsi su come curare il rapporto del bambino con la natura è un tema molto attuale. In passato non era necessario parlarne in quanto era ritenuto scontato lasciare i bambini a diretto contatto con la natura, fin da piccoli, e per gran parte della giornata. I bambini condividevano molto spesso, nel loro stare all’aperto, la vita lavorativa dei genitori oppure di altri adulti, non impegnati nell’intrattenerli ma piuttosto nel “metterli all’opera” fin dalla più tenera età. In questo caso ovviamente, quando parliamo di natura, non intendiamo solo boschi e luoghi incontaminati ma lo stare molto semplicemente fuori a contatto degli elementi quali la terra, l’acqua, l’aria ed il fuoco e questo i bambini lo trovavano anche nei villaggi, nei paesi, oppure nei quartieri delle prime città, ma anche nei più o meno vasti e curati giardini delle loro case. Anche la vita dei bambini più agiati, quando avevano la fortuna di godere di buona salute, era principalmente una vita all’aperto a contatto degli elementi.
Per potere ovviare alla mancanza di un rapporto diretto dei bambini con la natura, dovuto soprattutto alle scelte di vita di noi adulti, sempre chiusi nei posti di lavoro, nelle automobili, nelle case, si tende ad escogitare le più diverse soluzioni. Le cercano i produttori di giochi per bambini, escogitando per esempio giochi legati alla vita degli animali nei loro vari habitat, facendo conoscere le loro sembianze, le loro abitudini, di cosa si nutrono, i loro richiami etc. Ciò che prima ogni bambino trovava intorno a casa ora lo trova prevalentemente nei libri o attraverso i giochi. Li escogitano i produttori di giochi elettronici per bambini, sono considerate dai più applicazioni educative in quanto danno la opportunità ai bambini di famigliarizzare con gli animali che diversamente non hanno nessuna opportunità di vedere dal vero. Li escogitano i tanti laboratori per bambini, le fattorie didattiche, le ludoteche, i centri estivi, i villaggi turistici e via di seguito.
Escogitare è una attività che riguarda soprattutto il pensiero. L’adulto trova uno stratagemma per sopperire ad una mancanza. Medita, pensa, inventa, immagina cosa fare per creare un surrogato, più o meno autentico, a quello che è una rapporto diretto e vivo con la natura. L’uomo è un essere di pensiero, ora proviamo ad indirizzare il nostro pensiero ad immaginare quale può essere una via non escogitata, ma autentica, di rapporto con la natura da offrire ai nostri bambini.
Essere autentici con i bambini, lo sappiamo tutti, cambia la qualità del nostro rapporto con loro. Autentici non vuole dire che dobbiamo dire loro tutto e li trattiamo alla pari, come se fossero dei nostri coetanei, ma che non mettiamo in atto comportamenti strumentali e fittizi.
Nei corsi di formazione per insegnanti Waldorf, il corsista viene sollecitato ad attivare un rapporto sempre più vivente con la natura, viene invitato ad osservare come le piante cambiano con lo scorrere delle stagioni. Gli viene consigliato di cominciare ad osservare, addirittura anche a disegnare, una pianta, possibilmente la stessa, nel corso dell’anno. A vedere come si schiudono in modo diverso le gemme degli alberi da frutto rispetto a quelle degli altri alberi che non germogliano nel fiore ma direttamente nelle foglie. Ad osservare come si schiudono le foglie ed i fiori. Quale perfezione si cela per esempio nelle pieghe delle foglie dei carpini quando si schiudono dalle gemme invernali. I carpini sono alberi autoctoni che si trovano con facilità nelle siepi, anche nei nostri parchi pubblici. A sperimentare come cambia la consistenza delle loro foglie, dalla primavera quando sono ancora sottili e quasi impalpabili, all’estate, quando diventano spesse e quasi rugose. In autunno poi assumono colorazioni stupende, si tingono di giallo e di rosso e sono tra le ultime foglie a lasciare i rami, a volte vi rimangono attaccate fino alla primavera successiva diventando color legno. A febbraio è bello osservare gli olmi che assumo quasi un’aura rosata, se ci avviciniamo vediamo che le loro gemme si sono già schiuse e tanti piccoli fiorellini con stami purpurei adornano i loro rami, sono tanti piccoli fiori raccolti in ciuffi e sembrano un unico fiore con petali impercettibili. Ed ecco che in poche settimane quei fiori diventano tanti piccoli frutti custoditi in membrane alate di un bellissimo colore verde chiaro. I frutti si trasformano presto in semi pronti per la loro disseminazione già da fine aprile mentre da altre gemme si schiudono le foglie. Ed ecco che se in primavera vediamo alberi di un verde chiaro, quasi luminoso, se ci avviciniamo e li osserviamo, ci accorgiamo che non ci troviamo di fronte a tante piccole foglioline ma a piccoli frutti racchiusi in membrane alate di forma ovale.
Tutto questo ci avvicina a processi viventi, ci avvicina al genio della natura che non può che riempirci di amore e di gratitudine se lo facciamo con un giusto atteggiamento interiore. Ritrovare un autentico e rinnovato rapporto con la natura partendo dalla consapevolezza che non è la nostra vita di tutti i giorni che ce lo richiede, non è il nostro lavoro, ma una nostra libera scelta. Scegliamo di vivere nella meraviglia della scoperta, come se fossimo ancora bambini in questa esplorazione, quindi autentici, ma con la nostra coscienza di adulti.
A questo punto potreste pensare che questa proposta pedagogica vada nella direzione di fare osservare ai bambini, già da piccoli, tutte queste metamorfosi per avvicinarli alla natura. Non è così. Il senso di questo viaggio esplorativo è nella direzione di stimolare in noi educatori un autentico interesse per la natura. Per chi non vive per lavoro a contatto con la natura e non ha occasioni, se non quelle che ricerca personalmente, questa è una via molto efficace per coltivare uno spirito di osservazione che altrimenti non sperimenterebbe. Nell’osservare potremo scoprire quanti segreti sono custoditi nella natura che ci circonda e se vorremo raffinare ulteriormente il nostro spirito di osservazione potremo iniziare a fare anche delle analogie tra i gesti che si manifestano nello schiudervi di un fiore e nel suo successivo appassire ed i gesti più intimi che sono custoditi nella nostra interiorità. Coltivare questo spirito di osservazione aiuta l’adulto a compenetrarsi di immagini viventi con cui avvicinarsi al mondo del bambino. Allora la similitudine tra una margherita ed un piccolo sole non sarà una roba da bambini, ma una esperienza vera anche per noi adulti. E sarà questa esperienza a nutrire il nostro linguaggio per stare, semplicemente stare, con i bambini del primo settennio.
Ricordiamoci sempre che con il bambino piccolo è molto più importante il gesto che la parola ed anche il nostro gesto sarà più consapevole. Metteremo quindi via i nostri smartphone e cercheremo di fare dei gesti sensati.
Un ulteriore esempio. Se guardiamo dei bambini intorno ad un lombrico trovato scavando la terra, possiamo vedere tutta la loro meraviglia e gioia, a volte anche la loro voglia di esplorarlo in modo non proprio tranquillo. Se ci limitiamo a vedere queste cose come se fossero solo cose da bambini e pensiamo che a noi in fondo non interessano più perché siamo grandi, abbiamo già perso la nostra opportunità di avvicinarci in modo autentico al bambino nella sua esplorazione del mondo che lo circonda. A noi viene in realtà chiesto un incontro con il lombrico su di un altro piano, chiedendoci per esempio come esso si inserisca nei processi viventi. Possiamo su un piano immaginativo metterci in relazione con un terreno, tutto mosso da questi esseri viventi, possiamo farci una immagine autentica di quanto siano degni del nostro rispetto e della nostra gratitudine e tutto nella nostra interiorità avrà una trasformazione. Ovviamente non dobbiamo mettere i bambini partecipi di questi nostri pensieri, li faranno loro se vorranno da adulti, ci limiteremo ad accompagnarli nel portare il lombrico in un posto dove possa “lavorare” in pace. Non abbiamo idea di quante nuove esperienze possiamo fare seguendo pensieri così semplici. Sono proprio queste esperienze che ci rendono autentici.
I bambini amano toccare la terra, alcuni la vorrebbero addirittura mangiare, amano tutti i tesori che vi trovano, un sasso, un lombrico, un pezzo di legno, tutto può diventare un gioco straordinario e se noi saremo compenetrati della stessa meraviglia ed amore per la natura, saremo degli ottimi alleati alle loro esplorazioni. Il bambino ha bisogno nel primo settennio di sperimentare con tutto il suo essere, di immergersi con tutta la sua volontà, nella natura. Ha bisogno di scavare, di trasportare, di fare pappe di terra e foglie. Tutto questo lo fa con una serietà totale, è il suo lavoro preferito. Questo non solo quando lo portiamo nella fattoria didattica, ma quando sta nel cortile di casa, al parco o quando sta con noi se abbiamo la fortuna di curare l’orto di casa, ma anche i fiori del giardino oppure i vasi del balcone. Più noi siamo autentici in quello che facciamo, meno escogitiamo “simulando” un interesse in realtà lontano da noi, più il nostro contributo verso il bambino sarà fecondo. I bambini amano stare vicino ad adulti che lavorano, questo anche in cucina, anche qui veniamo a contatto con gli elementi, anche qui abbiamo l’opportunità di toccarli, di fare cose utili, di curare processi.
Negli asili steineriani si cerca di fare vivere ai bambini un rapporto quotidiano con il cortile, di vivere, semplicemente vivere, un rapporto diretto con lo scorrere delle stagioni. “Non esiste il cattivo tempo, esistono solo cattivi vestiti”, recita più o meno così un saggio detto che invita a prendere in considerazione che se siamo ben attrezzati non esiste il maltempo. Da questo patrimonio di esperienze dirette, libere, non escogitate, autentiche, i bambini traggono tanta gioia e tutta la vita sociale ne trae grande vantaggio.
Ora possiamo fare delle ulteriori riflessioni: ma così i bambini non diventano dei piccoli selvaggi? Cosa c’è di male nel dare a loro spiegazioni, arricchite da racconti o immagini dei processi che avvengono nei fiori e nei frutti? In fondo non facciamo che prepararli alla scuola, iniziamo a dare loro i primi rudimenti della botanica, facciamo cultura.
Osservazioni legittime se il progetto della scuola steineriana non si sostanziasse su principi più complessi. Il progetto della scuola steineriana vuole, con piena coscienza degli educatori, accompagnare i bambini da esseri di natura quali sono alla nascita ad esseri di cultura in quanto per cultura si intende una inevitabile appartenenza ad un contesto sociale. Noi facciamo sempre cultura quando accogliamo dei bambini in una famiglia, in una comunità. Ora si tratta di capire quanto siamo coscienti dei motivi antropologici delle nostre scelte. Fare giocare un bambino con gli elementi, con la terra, con l’acqua, lasciarlo correre, lasciargli fare delle acrobazie lo si aiuta ad iniziare ad esplorare il mondo partendo dalla percezione di sé. È da una sana e ricca percezione di sé che il bambino si costruisce gradualmente e liberamente, nel senso che ognuno ha i suoi tempi, la esplorazione del mondo che lo circonda. Se noi lo portiamo in modo escogitato ad una esplorazione già ricca di contenuti conoscitivi e di rappresentazioni date, noi non rispettiamo i suoi tempi di crescita. Se il bambino avrà sperimentato, partendo dalla percezione di sé, il benessere che gli viene dal contatto con la natura, amerà poi in età scolare conquistarne gli elementi conoscitivi. Nelle scuole steineriane questa è una esperienza. I bambini arrivano alla botanica in quinta classe.
Steiner ci parla di come la gratitudine sia il “seme” che noi dobbiamo curare nel bambino del primo settennio, affinché esso germogli e crescendo, nel secondo settennio, possa trasformarsi nella “pianta” dell’amore, amore per il maestro ma anche amore per il mondo.
Questa pianta darà come “frutto”, già nel terzo settennio, impulsi morali affinché il ragazzo e l’uomo che ne maturerà, possa legare la sua vita a motivi ideali nei quali potersi liberamente riconoscere.
Coltivare in noi adulti la gratitudine per il creato, attraverso le nostre scelte di vita ed i nostri pensieri, feconderà nel bambino piccolo questo seme. Questa è una via per trovare in modo autentico un nuovo rapporto con la natura ed un nuovo modo per avvicinarvi il bambino.